PremessaIn un periodo di crisi come questo, e' abbastanza frequente, trovare aziende che in conseguenza di un calo di ordinativi e di profitti, ricorrono a forme di ammortizzatori finalizzati a limitare le loro perdite.
Un'operazione abbastanza frequente che investe la forza lavoro di un'azienda sono ovviamente la Cassa integrazione (dove possibile), Contratti di Solidarieta' e lo smalitimento di ferie residue di anni precedenti.
Proprio su questo ultimo punto si e' focalizzata una discussione sul fatto che nel caso di ferie maturate ma non godute da parte del lavoratore, l'azienda ha un aggravio in termini di costi, che non avrebbe avuto qualora il lavoratore avesse usufruito totalmente del monte ferie; anche considerando il fatto che le ferie spettanti sono un "di cui" della retribuzione di un lavoratore (nel senso che il rapporto di collaborazione con un lavoratore e' un misto di denaro, diritti, doveri, giorni di ferie etc...).
Da Questo premesse e' venuta fuori la seguente domanda :Le Ferie maturate ma non godute sono un costo per le aziende ?
Queste sono le considerazioni in proposito : E’ opinione comune che le ferie non godute da parte dei lavoratori sono un costo che grava sul bilancio di esercizio dell’azienda aggravandone i conti anche nei confronti di terzi (banche creditrici).
A mio parere e’ proprio il contrario, cioe’ non solo non e’ un costo, ma e’ un debito che a differenza dei normali debiti a fornitori e’ dilazionato molto piu’ a lungo nel tempo con i chiari vantaggi dei pagamenti posticipati.
Per chiarire meglio il concetto, riporto qua sotto una serie di considerazioni e esempi i quali si basano su due assunti principali che devono valere in tutta la discussione :
- Per costo si intende un corrispettivo che non viene coperto da un conseguente ricavo, se invece lo si intende limitatamente al suo significato prettamente ragionieristico allora abbiamo gia’ trovato il punto di incontro, cioe’ in un bilancio c’e’ una voce di costo e siamo d’accordo sul fatto che questo ha portato a dei ricavi, quindi decade la domanda.
- Il lavoro di un lavoratore in un’azienda non e’ un costo ma piuttosto un ricavo, o meglio un fattore che per sua natura genera utile, se non si accetta questo assunto allora si va in contraddizione con le leggi di mercato, che porterebbe all’assurdo che non c’e’ la convenienza per un’azienda ad avere del personale, Quindi l’azienda ha un chiaro ritorno in termini di guadagno in base al maggior valore tra il bene prodotto dal lavoratore e il bene come merce di scambio (per il momento non si tratta l’ulteriore guadagno portato dal plusvalore).
Quindi se vengono accettati i due precedenti punti allora si puo’ procedere al confronto su dati oggettivi e confrontabili.
Qui di seguito una simulazione in partita doppia (sintetizzata e compensata),
In questo schema l’elaborazione di un anno con un lavoratore con uno stipendio di 1000 e 10 gg totali di ferie (nessuno goduto), nell’intero anno ha prodotto un quantitativo per un controvalore di 365 ipotizzando 1 per ogni giorno di lavoro.
Al termine facendo gravare le ferie non maturate sull’esercizio risulta una perdita totale di 645.
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In questo secondo schema lo stesso lavoratore con 1000 euro e 10 gg di ferie questa volta interamente goduti, e che ovviamente gravano sulla produzione di beni portando il quantitativo di merce venduta a 355 dato che 10 non sono stati prodotti, la perdita anche in questo caso e’ di 645.
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Da cio’ risulta chiaramente l’uguaglianza della situazione in termini di risultato di esercizio, ma solo nel primo caso, cioe’ con la rimanenza di ferie non godute l’azienda ottiene i seguenti vantaggi occulti :
- Il conto in banca e’ maggiore, quindi maggior introiti in termini di interessi attivi.
- Il debito e la sua liquidazione e’ spostato nel tempo di oltre un anno, quindi il miglior debito che un’azienda possa avere con una dilazione di pagamento lontana dei 30/60/90 gg di un normale pagamento a fornitore.
- Non ha limitato la produzione, in conseguenza a l’elargizione del diritto alle ferie del lavoratore.
Io, banca creditrice preferirei di gran lunga il primo bilancio rispetto al secondo.
Un altro caso banale finalizzato a far emergere la falsa concezione di costo delle ferie residue si riscontra in un ipotetico, rapporto lavorativo nel quale un lavoratore viene pagato un X per ogni giorno di lavoro e ogni giorno riesce a produrre un Y che poi viene rivenduto a 2Y, il rapporto lavorativo dura 10 gg. e per assurdo il lavoratore ha diritto a 2 gg. di ferie.
Nel caso in cui il lavoratore stesse 2 giorni in ferie la quantita’ di Y e’ pari a 8, il suo salario e’ 8X e il guadagno dell’azienda e’ 8 * 2Y = 16Y, quindi i costi per l’azienda sarebbero 16Y-8X, se X=Y avremmo 8X di guadagno per l’azienda.
Nel caso invece in cui il lavoratore lavorasse tutti e 10 i giorni, la quantita’ prodotta sarebbe 10Y il suo salario sarebbe 8X + 2X per la parte di pagamento delle ferie residue a fine rapporto, il guadagno dell’azienda sarebbe 10*2Y quindi 20Y in quanto ha 10 prodotti, conseguenza il dipendente avrebbe un guadagno di 10X, l’azienda di 20Y con X=Y, il guadagno e’ 20X.
Quindi nel secondo caso, cioe’ di ferie non godute l’azienda avrebbe un guadagno di 2X rispetto al primo caso.
Spesso il fatto di avere ferie residue porta (anche il lavoratore) a affermare il fatto che per le ferie residue, l’azienda e’ costretta in taluni casi a pagarle, producendo un costo o comunque un esborso per l’azienda, a questa affermazione ci sono le seguenti controrisposte :
- l’eventuale pagamento delle ferie residue e’ totalmente compensato dal ricavo di maggior produzione avuta nel periodo di non godimento delle ferie da parte del lavoratore.
- L’esborso e’ una mera trasformazione di un debito nei confronti del lavoratore in un corrispettivo monetario.
- Il pagamento inoltre e’ molto ritardato nel tempo (addirittura anni).
- E’ un credito che il lavoratore ha senza alcuna tutela di garanzia (spesso si dice e se il lavoratore si licenzia la ditta deve pagare le ferie creando un danno , ma se e’ l’azienda a fallire ?? solitamente e’ il debitore che deve dare garanzie).
ConclusioniTutto cio’ porta alle seguenti conclusioni, del quale il lavoratore e’ parzialmente cosciente.
Il problema del costo occulto delle ferie residue non e’ un reale problema per l’azienda e’ piuttosto un onere attribuito al lavoratore, il quale se ne fa carico forse inconsapevolmente.
Il reale problema che porta da parte dell’azienda a manifestare l’esigenza di usufruire delle ferie residue non e’ nell’oggettivita’ del costo delle ferie, ma piuttosto in una rottura dei meccanismi di Acquisizione -> Produzione -> Vendita -> Guadagno che porta a un’esigenza di flessibilita’ inversa che scaturisce nel “non lavoro” il meccanismo di guadagno, rispetto ai momenti di maggior propulsione economica nei quali la maggiore flessibilita’ e’ richiesta al fine di massimizzare il profitto; ma di tutto cio’ il lavoratore non se ne deve far carico e non se ne deve sentire responsabile in quanto non detentore di mezzi di produzione.
Queste sono ovviamente considerazioni personali e opinabili, quindi ben vengano chiarimenti in proposito.