In un mondo imperniato, sui meccanismi di concorrenza, sull'esigenza di produttività illimitata, e sui concetti di eccellenza, nasce inevitabilmente la necessita' di trovare delle modalità che permettano una correttezza di comportamento e di ricompensa tra i vari attori in gioco.
Nasce così la rivendicazione e la richiesta di maggiore "giustizia", di quelli che pensano (a torto o a ragione) di produrre più di altri.
Ma quali sono i meccanismi che potrebbero introdurre una giustizia in ambito professionale / lavorativo ? molti promuovono il meccanismo della meritocrazia, ma puo' un meccanismo in cui si privilegia, il merito e quindi la capacita' individuale, a uniformarsi a modalità' lavorative, essere il perno dell'equita' sociale e professionale ?
Tale abilita' individuale non e' fonte di caratteristiche intrinseche dell'individuo, ma insieme a molte altre attitudini, e' prevalentemente conseguenza dell'ambiente in cui l'individuo ha vissuto e si e' formato. Quindi il meccanismo di Meritocrazia non farebbe che perpetuare (salvo rare eccezioni) la logica in cui chi ha avuto maggiori possibilità, potrà ambire ad un maggiore benessere.
Probabilmente e' difficile consolidare l'equo concetto di "dare secondo le proprie capacita' e ricevere sulla base dei propri bisogni", dato che l'attuale struttura sociale e produttiva ormai tendente all'individualismo non ne accetterebbe quel senso di giustizia sociale.
Occorre quindi trovare dei concetti e dei contesti su cui ci si può' muovere per trovare il giusto compromesso; e' da qui che prende senso la Volontocrazia, cioè basare il giudizio, non su quanto si produce per merito, ma piuttosto sulla valutazione della Volonta' del soggetto; ciò permette di utilizzare un metro di misura più equo e che sia allo stesso tempo un ottimo "investimento" nel lungo periodo.
Per sua natura anche la Volontà, insieme al merito, al bisogno, etc.. e' poco tangibile e sottoposta a elementi soggettivi, permette pero' di ridurre quel livello di pregiudizio che invece e' presente nel merito e che ne influenza la valutazione.
Per poter arrivare al merito e' necessario che un soggetto abbia fatto un percorso, e in molti casi : l'errore, l'imprevisto, l'immaturità' in fase di scelta, non sono contemplati e il benessere, la fortuna e le strade già "spianate" da altri, potrebbero avere un grosso peso sul livello di merito "immeritato", creando così disugualianze e ingiustizie.
La determinazione sulla base della buona volontà, fa invece partire e ripartire tutti dallo stesso livello, e gli eventuali imprevisti di percorso non pregiudicano in modo irrecuperabile il percorso professionale.
Inoltre la Volontà, in quanto sentimento più "umile", rispetto al Merito che talvolta e' impregnato di arrivismo, porta con se un livello di libertà e di apertura di pensiero, che poi e' il terreno ideale per concepire idee innovative che poi portano al progresso.
La volontocrazia vuole essere quindi quel "neologismo" che promuove l'utilizzo della Volonta', tratto caratteristico di ogni individuo che spesso viene sottovalutato e poco sfruttato, ma che invece potrebbe essere la spinta giusta in molti ambiti.